18 maggio 2012

Julia

Pretty woman

Vivian Ward è una giovane prostituta di Hollywood, ma la sua vita è destinata a cambiare nel momento in cui incontra Edward Lewis, un affarista miliardario e senza scrupoli appena uscito dall'ennesimo fallimento sentimentale.
La sua strategia lavorativa consiste nell'acquistare compagnie con difficoltà economiche, sull'orlo del fallimento, per poi rivenderle in piccole parti, in modo che il ricavo della vendita delle singole parti sia maggiore della spesa per l'intera compagnia.
Edward incontra Vivian e rimanendone affascinato, propone alla ragazza un "affare": restare con lui per l'intera settimana ad un prezzo da capogiro. La ragazza accetta.
Il rapporto fra Edward e Vivian sembra inizialmente solo professionale, ma stando insieme lei tirerà fuori il meglio di Edward.
Lei, invece, è un "diamante allo stato grezzo", senza appropriati modi di fare, senza stile, senza classe, ma il tocco di Edward, i consigli e gli insegnamenti del direttore dell'albergo riescono a trasformarla. Edward fa scoprire a Vivian un altro modo di vivere, facendola innamorare non solo di quel mondo, ma anche di lui.
Pretty Woman può essere definita come una moderna trasposizione di Cenerentola: proprio come tradizione vuole, lei diventa una principessa e il principe trova in lei l'amore. Alla fine, infatti, Vivian decide di riprendere gli studi e conferma la sua decisione alla sua coinquilina. Ma improvvisamente, ecco arrivare Edward a bordo della sua limousine con un mazzo di fiori in mano. Edward per arrivare fino alla finestra di Vivian supera la sua più grande paura: la vertigine; così si arrampica per una scala e Vivian lo raggiunge. I due si scambiano un bacio appassionato e potranno vivere la loro favola d' amore.
Chi di voi non ha visto almeno una volta il film Pretty Woman, alzi la mano, io più e più volte.
Sarà l'animo romantico che affiora ogni tanto in questo mondo pervaso da cinismo e indifferenza, non lo so.
A parte le riflessioni personali io ho ben in mente la scena che si svolge all'ippodromo con la spaesata Vivian che, con indosso un meraviglioso abitino a pois, si muove, appesa al braccio di un fascinoso Richard Gere (è sempre il migliore...)  in un ambiente che non è il suo, ma che, come vuole la favola moderna, lo diventerà .....



Ma veniamo a noi: quando ho preparato questa bambola, che si è scelta il suo vestito da sola, mi è venuto spontaneo chiamarla "Julia" per l'ovvia similitudine con la protagonista del film in oggetto.
Devo precisare che quando una bambola prende vita, non è mai uguale ad un'altra, ha una propria personalità, anche se creata con la solita procedura e si sceglie il proprio nome, vuoi per una somiglianza, vuoi per una particolare espressione e così via.

Pertanto vi  presento Julia che, allo stato attuale delle cose, dorme beata il sonno di chi aspetta di essere adottata.



La storia continua, alla prossima puntata......

A presto!

5 commenti:

  1. lo ricordo benissimo il vestito di Julia Roberts in questa scena, primo perché adoro quel film e secondo perché adoro i pois e come vedo dallo sfondo del tuo blog, suppongo che anche a te piacciano molto!......grazie per essere passata a trovarmi nel mio blog, ti seguo davvero con piacere!
    a presto un bacio Sara

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  2. ...dimenticavo...se passi nuovamente a Santa, fammelo sapere.... ^__^ baciiii

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  3. Uno dei miei film preferiti! Una moderna cenerentola in abito a pois... Che meraviglia... Proprio come la tua doll!!! Complimentissimi!

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  4. le bambole waldorf non sono esteticamente bellissime
    ma la loro funzione è pedagogica per chi le coprende
    da la possibilità al bambino in base al suo stato d'animo di creare il volto della sua bambola come lo preferice e lo concepisce da la possibilità all'immaginazione del bambino di cresece al contrario di bambole come ciccio bello barbie winks ecc dall'espessione ferma e fredda che sono quel che sono belle magre dalle gambe affusolate simbolo di bellezza e non trasmettono nulla invito a chi ne abbia voglia di dare un occhio anche al sito di Rudolf Stainer li si può trovare un mondo un po' più a misura.

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